tarassaco fiorito nel prato

Andare per campi alla ricerca di erbe 1

  Esiste una branca di studi collegata all’etnobotanica che è detta  alimurgia. Questo temine si riferisce alla capacità di riconoscere erbe spontanee commestibili. Il termine si deve al libro scritto dal  medico e naturalista fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti , nel trattato “De alimenti urgentia” (1767), opera che trattava della possibilità di far fronte ai tempi di carestia  ricorrendo alle erbe spontanee. La tradizione contadina di ogni regione è ricchissima di ricette che prevedono le erbe selvatiche, i cui nomi possono variare da regione a regione e talvolta da paese a paese, dunque il nome scientifico è l’unica garanzia a cui possiamo appellarci . Qui in Piemonte ad esempio si mangiano saltate in padella come gli spinaci le foglie tenere di una piantina primaverile  chiamata cuiet, ma questa erba è conosciuta un po’ ovunque con tantissimi nomi : risol, strigoli, stridoli, carletti, strisci, scrissioi, s-ciopit, zimole, s-ciopetin, verzulì, bubbolini. Il suo nome è Silene vulgaris, e se conosciamo questo non possiamo sbagliarci mai! Ma come si riconoscono le erbe spontanee ? Quando si raccolgono? Non si rischia di raccogliere qualche erba velenosa? Nel dubbio, mai mangiare qualche erba che “assomiglia” a quella che si pensa, le cronache riferiscono ancora casi di intossicazioni letali di persone che hanno fatto un risotto con colchico invece di zafferano, o che hanno mangiato veratro scambiato per genziana, o usato rametti di oleandro per fare spiedini !!! Stessa cosa vale per i funghi , ma questo è un altro…”regno” Esistono diversi testi illustrati con le erbe fotografate che si possono raccogliere a questo scopo,  come ad esempio: Colture erbacee. Riconoscimento e descrizione morfologica di Francesco De Caria, Stefano Bocchi  Editore: Cortina Libreria Milano Erbe selvatiche. Ricerca, riconoscimento e raccolta di Franco Lodini,  Editore: De Vecchi Però prima di consultare questi libri io suggerisco di seguire delle lezioni di botanica presso la facoltà di Agraria o Scienze Naturali. Le lezioni all’università sono gratuite, solo che non si possono dare esami ! Per la determinazione delle piante infatti bisogna osservare con precisione alcuni particolari come: forma delle foglie, radici, fiore (petali,calice,  stimmi), semi , frutti. Una volta che si imparano le descrizioni precise di questi elementi, si possono utilizzare le  “chiavi dicotomiche “ ossia dei libri che ponendo domande sempre più precise (via via che si screma tra due possibilità di scelta), porta al raggiungimento della grande famiglia, poi del genere e infine della specie che si osserva. Uno di questi,  che io ho usato , è Sandro Pignatti, Flora d’Italia, Edagricole (1982) una vera pietra miliare per le erbe del territorio italiano. Lo si trova anche in biblioteca.  

erica

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